UNA PREMESSA…IMPORTANTE…con un po’ di storia

 

La matematica è nata come strumento per risolvere problemi pratici, ebbene sì…già nel papiro di Rhind, che risale al 1600 a.C. circa e che rappresenta il documento matematico più completo dell’ antico Egitto, sono elencati ben 84 problemi che si occupano di misurazione, di calcolo e di come suddividere un certo numero di pagnotte tra un certo numero di uomini.

Ma gli Egizi enunciavano i loro problemi in modo retorico, cioè mediante frasi anche complesse da interpretare.

Questo perché non avevano ancora gli strumenti simbolici dell’ algebra che utilizziamo noi oggi, come le parentesi, le lettere, i simboli per le quantità incognite, il segno di uguale.

 

Essi risolvevano i problemi per tentativi, avvicinandosi pian piano alla soluzione giusta.  Faticoso come metodo, no?...

 

Il primo a introdurre un simbolo per l’ incognita fu il matematico greco DIOFANTO, che usò la lettera greca sigma, ς. Usò il simbolo Δ per indicare il quadrato dell’ incognita e Κ per indicare il cubo dell’ incognita…tutti molto innovativi per l’ epoca ma anche causa di confusione perché a differenza di  non c’è un ovvio collegamento visivo tra l’ incognita e le sue potenze.

 

Nel IX secolo a Baghdad, al-Khwarizmi scrisse un manuale di matematica in cui esponeva due tecniche per la risoluzione di problemi aritmetici, ma ancora in modo retorico…

 

Tra il XV e il XVI secolo finalmente gli enunciati matematici passarono dall’ espressione retorica a quella simbolica:

a poco a poco le parole furono sostituite dalle lettere.

 

Attraverso un lento processo, fino ad arrivare a Cartesio, sparì ogni traccia di espressione retorica.

 

Il simbolo x divenne un potente strumento di pensiero.

 

I numeri avevano reso possibile fare i calcoli, ma l’ uso delle lettere come simboli rese la matematica qualcosa di molto più potente…

 

La meraviglia dell’ algebra è che spesso un problema, riformulato in termini simbolici, è già quasi risolto.



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